mercoledì 18 aprile 2007

CHE BELLO LAVORARE!!!

Il lavoro nobilita l'uomo....ma chi l'ha detto?!
La scuola, l'università...anni passati sui libri..ci fanno credere che servirà ad avere un futuro roseo, felice, ricco di soddisfazioni e magari anche soldi. Vi fanno credere che vi saranno aperte tutte le porte, tutte le strade spianate, poi arrivi nel momento catartico, fatidico e cominci a cercare lavoro, non un lavoro qualunque ma quello per cui hai tanto studiato e....taaaac.......trovi miliardi di proposte per stage non pagati, per lavori da agente commerciale per i quali sarai pagata a percentuale, naturalmente macchina, benzina e tasse sono a spese tue.
Nella disperazione più totale accetti qualsiasi lavoro ti venga offerto e le tue aspirazioni vanno a farsi benedire......
intanto gente decrepita (ma con tanta esperienza) continua afare i lavori più qualificati e l'Italia invecchia.
Il rimedio secondo me: è ora di capire che continuare a fare le cose come sono state fatte da sempre perchè è più semplice e sicuro non porta da nessuna parte, bisogna rischiare, affidarsi alle giovani menti come fanno i paesi europei più evoluti....BASTA BACUCCHI!!!!!

DA JOBONLINE.IT

Alla ricerca della felicità sul lavoro:come sopravvivere in contesti demotivanti
Con il passaggio da un'economia basata sull'industria pesante ad una organizzata attorni ai servizi, si è anche assistito ad un cambiamento delle patologie fisiologiche e mentali che colpiscono i lavoratori. In particolare negli ultimi anni si continua a registrare con sempre maggior frequenza un aumento dell'apatia e della demotivazione verso il lavoro svolto. Analizziamo origini, cause, motivi e possibilità di intervento verso questi nuovi fenomeni.Dal corpus freudiano emerge una chiave di lettura chiara: l'uomo sano è quello che ama e lavora. Il lavoro quindi viene visto dal padre della psicoanalisi come fonte di sanità, di normalità. E molti studiosi che si occupano di lavoro dal punto di vista delle relazioni umane, concordano con queste affermazioni. Le principali cause di problemi psicopatologici sul luogo di lavoro sono tre: ambienti di lavoro poco sicuri dal punto di vista della salute; lavori alienanti (dal punto di vista delle possibilità di esprimere se stessi); difficoltà, anche gravi, nelle relazioni interpersonali con colleghi e superiori. Le difficoltà di comunicazione rappresentano il principale problema in azienda, secondo il prof. Giorgio Nardone. Mentre i problemi legati ad un individualismo eccessivo e a carenze a livello di team – mancanza di cooperazione per raggiungere gli obiettivi prefissati – possono rendere il clima aziendale “pesante”, demotivando così i dipendenti, generando anche gravi problemi di salute e compromettendo l'intera performance aziendale.Dai dati della ricerca condotta da Eurofound (la fondazione per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei cittadini dell'Unione Europea) emerge che in Italia c'è poca collaborazione tra colleghi d'ufficio. Secondo i dati della ricerca emerge che solo il 50,7% dei lavoratori può chiedere aiuto ai colleghi, mentre solo il 33,6% può fare lo stesso con il suo capo diretto. La media europea è rispettivamente del 67,1% nel chiedere aiuto ai colleghi, mentre il 56,1% si rivolge senza problemi al superiore. Un dato, la mancanza di cooperazione, che, secondo i principali autori (psicologi e sociologi del lavoro) del settore, potrebbe essere tra le componenti alla base di diverse psicopatologie lavorative (burn out, mobbing, demotivazione). Una spersonalizzazione delle relazioni interpersonali tra persone, colleghi e superiori, che porta ad un malessere generale etichettabile come “mal d'ufficio”.La difficoltà principale di ogni persona è quella di raggiungere quello stato di serenità interiore, di realizzare il proprio karma, secondo la tradizione orientale, oppure raggiungere l'autorealizzazione, secondo i più prosaici studi di Maslow.Secondo il professor Giulio Cesare Giacobbe, divenire un “buddha” significa “raggiungere uno stato di serenità interiore, di gioia di vivere e di amore”. Proprio quello che mancherebbe a molti lavoratori! Raggiungere uno stato di serenità interiore non è così semplice e spesso implica una congiunzione tra modello psicologico occidentale e modello della Psiche orientale, difficile da realizzare ma non impossibile come si crede. Il problema sostanziale è che ci facciamo troppe “seghe mentali”, come evidenzia il professore. E a questo stato si giunge; spiega Giacobbe, “perché la nostra memoria accumula frustrazioni e traumi e ce li rimanda sotto forma di pensieri”. Ognuno dà al concetto di serenità interiore, il significato più intimo e personale, ma come fare per ritrovare questo stato interiore? Aprire la mente, curiosando tra i manuali che ci sono in libreria e credere che il lavoro nobilita l'uomo, come dice Gilles Gay.

2 commenti:

Huron ha detto...

ma guarda...il passaggio alle superiori è d'obbligo..non tanto per le fatidiche aspirazioni, ma quanto perchè tanto per "pagà, lavorà e morì" si fa sempre in tempo..perchè dunque non sfruttare gli anni migliori della giovinezza??

Discorso diverso per la questione Università..conosco fior fior di laureati...che stentano a trovare delle "discrete" sistemazioni..
Quasi tutti sono pentiti di aver "perso" tutti quegli anni...in merito non riesco a pronunciarmi..perchè ho abbandonato il primo anno...a voi la sentenza...

Ne vale davvero la pena? o è solo un modo per gli eterni "mammoni" di stare ancora qualche anno sulle spalle dei proprio genitori?

Ma la colpa a chi la diamo?? ai raccomandati? o ai raccomandanti?

Huron ha detto...

per quanto riguarda il secondo articolo...

Io penso che il fattore £seghe mentali" sia davvero notevole...una persona che stimo moltissimo mi ha insegnato che il lavoro è l'ultima delle cose(è vero è necessario per la sopravvivenza..) ma non deve assolutamente influire sulla mia integrità/sanità/salute/serenità ..sia mentale che fisica.

Consideriamo però che molto spesso non è facile "fregarsene"..
Io cerco di buttarmi tutto alle spalle appena varco la soglia dell'ufficio.