CHE BELLO LAVORARE!!!
Il lavoro nobilita l'uomo....ma chi l'ha detto?!
La scuola, l'università...anni passati sui libri..ci fanno credere che servirà ad avere un futuro roseo, felice, ricco di soddisfazioni e magari anche soldi. Vi fanno credere che vi saranno aperte tutte le porte, tutte le strade spianate, poi arrivi nel momento catartico, fatidico e cominci a cercare lavoro, non un lavoro qualunque ma quello per cui hai tanto studiato e....taaaac.......trovi miliardi di proposte per stage non pagati, per lavori da agente commerciale per i quali sarai pagata a percentuale, naturalmente macchina, benzina e tasse sono a spese tue.
Nella disperazione più totale accetti qualsiasi lavoro ti venga offerto e le tue aspirazioni vanno a farsi benedire......
intanto gente decrepita (ma con tanta esperienza) continua afare i lavori più qualificati e l'Italia invecchia.
Il rimedio secondo me: è ora di capire che continuare a fare le cose come sono state fatte da sempre perchè è più semplice e sicuro non porta da nessuna parte, bisogna rischiare, affidarsi alle giovani menti come fanno i paesi europei più evoluti....BASTA BACUCCHI!!!!!
DA JOBONLINE.IT
Alla ricerca della felicità sul lavoro:come sopravvivere in contesti demotivanti
Con il passaggio da un'economia basata sull'industria pesante ad una organizzata attorni ai servizi, si è anche assistito ad un cambiamento delle patologie fisiologiche e mentali che colpiscono i lavoratori. In particolare negli ultimi anni si continua a registrare con sempre maggior frequenza un aumento dell'apatia e della demotivazione verso il lavoro svolto. Analizziamo origini, cause, motivi e possibilità di intervento verso questi nuovi fenomeni.Dal corpus freudiano emerge una chiave di lettura chiara: l'uomo sano è quello che ama e lavora. Il lavoro quindi viene visto dal padre della psicoanalisi come fonte di sanità, di normalità. E molti studiosi che si occupano di lavoro dal punto di vista delle relazioni umane, concordano con queste affermazioni. Le principali cause di problemi psicopatologici sul luogo di lavoro sono tre: ambienti di lavoro poco sicuri dal punto di vista della salute; lavori alienanti (dal punto di vista delle possibilità di esprimere se stessi); difficoltà, anche gravi, nelle relazioni interpersonali con colleghi e superiori. Le difficoltà di comunicazione rappresentano il principale problema in azienda, secondo il prof. Giorgio Nardone. Mentre i problemi legati ad un individualismo eccessivo e a carenze a livello di team – mancanza di cooperazione per raggiungere gli obiettivi prefissati – possono rendere il clima aziendale “pesante”, demotivando così i dipendenti, generando anche gravi problemi di salute e compromettendo l'intera performance aziendale.Dai dati della ricerca condotta da Eurofound (la fondazione per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei cittadini dell'Unione Europea) emerge che in Italia c'è poca collaborazione tra colleghi d'ufficio. Secondo i dati della ricerca emerge che solo il 50,7% dei lavoratori può chiedere aiuto ai colleghi, mentre solo il 33,6% può fare lo stesso con il suo capo diretto. La media europea è rispettivamente del 67,1% nel chiedere aiuto ai colleghi, mentre il 56,1% si rivolge senza problemi al superiore. Un dato, la mancanza di cooperazione, che, secondo i principali autori (psicologi e sociologi del lavoro) del settore, potrebbe essere tra le componenti alla base di diverse psicopatologie lavorative (burn out, mobbing, demotivazione). Una spersonalizzazione delle relazioni interpersonali tra persone, colleghi e superiori, che porta ad un malessere generale etichettabile come “mal d'ufficio”.La difficoltà principale di ogni persona è quella di raggiungere quello stato di serenità interiore, di realizzare il proprio karma, secondo la tradizione orientale, oppure raggiungere l'autorealizzazione, secondo i più prosaici studi di Maslow.Secondo il professor Giulio Cesare Giacobbe, divenire un “buddha” significa “raggiungere uno stato di serenità interiore, di gioia di vivere e di amore”. Proprio quello che mancherebbe a molti lavoratori! Raggiungere uno stato di serenità interiore non è così semplice e spesso implica una congiunzione tra modello psicologico occidentale e modello della Psiche orientale, difficile da realizzare ma non impossibile come si crede. Il problema sostanziale è che ci facciamo troppe “seghe mentali”, come evidenzia il professore. E a questo stato si giunge; spiega Giacobbe, “perché la nostra memoria accumula frustrazioni e traumi e ce li rimanda sotto forma di pensieri”. Ognuno dà al concetto di serenità interiore, il significato più intimo e personale, ma come fare per ritrovare questo stato interiore? Aprire la mente, curiosando tra i manuali che ci sono in libreria e credere che il lavoro nobilita l'uomo, come dice Gilles Gay.
2 commenti:
ma guarda...il passaggio alle superiori è d'obbligo..non tanto per le fatidiche aspirazioni, ma quanto perchè tanto per "pagà, lavorà e morì" si fa sempre in tempo..perchè dunque non sfruttare gli anni migliori della giovinezza??
Discorso diverso per la questione Università..conosco fior fior di laureati...che stentano a trovare delle "discrete" sistemazioni..
Quasi tutti sono pentiti di aver "perso" tutti quegli anni...in merito non riesco a pronunciarmi..perchè ho abbandonato il primo anno...a voi la sentenza...
Ne vale davvero la pena? o è solo un modo per gli eterni "mammoni" di stare ancora qualche anno sulle spalle dei proprio genitori?
Ma la colpa a chi la diamo?? ai raccomandati? o ai raccomandanti?
per quanto riguarda il secondo articolo...
Io penso che il fattore £seghe mentali" sia davvero notevole...una persona che stimo moltissimo mi ha insegnato che il lavoro è l'ultima delle cose(è vero è necessario per la sopravvivenza..) ma non deve assolutamente influire sulla mia integrità/sanità/salute/serenità ..sia mentale che fisica.
Consideriamo però che molto spesso non è facile "fregarsene"..
Io cerco di buttarmi tutto alle spalle appena varco la soglia dell'ufficio.
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